Il termine anossia identifica l’assenza di ossigeno. Nell’ambito dei Beni Culturali, questo termine viene associato alla disinfestazione eseguita sulle opere d’arte.
In che modo?
Le opere vengono inserite all’interno di involucri a barriera di gas, definiti involucri anossici, all’interno dei quali si crea un’atmosfera priva di ossigeno tramite l’immissione di azoto.
Le origini
Tra la fine degli anni ‘90 e i primi del 2000 con gli studi portati avanti da Getty Foundation (USA) e dal Progetto Europeo SAVE ART, si è analizzata la reazione che gli insetti manifestavano alla privazione di ossigeno in ambienti confinati. Gli insetti infestanti, tipici degli istituti di conservazione, sono stati inseriti per un lasso di tempo controllato all’interno di teche prive di ossigeno, ottenendo una mortalità del 100% in tutte le fasi di vita.
I vantaggi
Gli insetti infestanti, tipici degli istituti di conservazione, sono stati inseriti per un lasso di tempo controllato all’interno di teche prive di ossigeno, una mortalità del 100% in tutte le fasi di vita.
L’anossia, applicata alla salvaguardia dei Beni Culturali, presenta molteplici vantaggi:
- Garantisce l’integrità fisica dell’opera senza comprometterne la salute;
- È adatta a tutti i tipi di materiali come anche carta, pergamena, legno, pelle, tessuti e opere multi materiale;
- Alcuni sistemi permettono il trattamento dell’opera direttamente in loco;
- Elimina gli infestanti in tutte le fasi di sviluppo (uova, larva, pupa e insetto adulto);
- Ecologica e totalmente atossica per persone, animali e ambiente.
Nel corso degli anni la disinfestazione anossica ha visto importanti sviluppi tecnologici grazie alla progettazione di generatori di azoto sempre più efficienti. Come il VELOXY®, sviluppato e progettato dalla RGI specificamente per il settore dei Beni Culturali. Un macchinario che unisce praticità e facilità d’uso all’innovazione tecnologica per il monitoraggio dei parametri anossici.
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